Ormai chi mi segue nella pagina del Ilcuoreveneto lo sa che sono affascinata e attenta a quei modi di dire che erano nel parlare dei nostri nonni e che, ogni tanto, escono, anche a noi, in mezzo ai discorsi del vivere quotidiano.
Ascolto il linguaggio dei ragazzi e mi rendo sempre più conto che il loro disquisire manca di questi detti coloriti e carichi di veneticità e un po’ mi dispiace.
L’altro giorno ero in Posta e mi piace parlare con gli anziani, mentre attendo il mio turno, e un signore di 86 anni mi raccontava della sua Cinquecento parcheggiata fuori, mi ha detto: “ la e dei tempi de Marco Caco ma la se mantien come na signorina”.
Uè! mi si è accesa la lampadina, anche mia nonna parlava spesso di sto Marco Caco per dire che una cosa era tanto ma tanto vecchia, in modo ironico, ma non solo e allora ho provato a cercare per capire chi fosse.
Di notizie sul signor Caco ce ne sono davvero poche, sembra, però, che il nome con il quale è “comunemente” conosciuto sia la storpiatura di Marco Cacamo. Lui era un valoroso condottiero che si contraddistinse nella lotta tra veneziani e padovani alla Torre delle Bebbe, nel 1214.
Si tratta della “guerra del castello d’amore”. La vicenda ha inizio a Treviso, il 19 maggio 1214, festa di Pentecoste, dove era stato allestito, secondo la tradizione popolare di quella città, un castello di legno, addobbato a festa, dagli spalti del quale si affacciavano per difenderlo le fanciulle più belle della città.
Erano accorsi giovani anche dalle città vicine: Padova, Venezia e Chioggia. Avanzavano nell’impresa tenendosi uniti attorno al vessillo della propria città. Nella finzione le armi della contesa sarebbero state innocue, ovvero fiori, dolci, confetti e battute spiritose.
Ben presto si venne alle mani e la gara degenerò in zuffa, quindi in una vera e propria battaglia quando i padovani ebbero la malaugurata idea di stracciare e vilipendere lo stendardo veneziano. Davanti allo sfregio del gonfalone di San Marco, veneziani e chioggiotti sfoderarono le armi e non ci fu una sanguinosa carneficina solo grazie all’intervento del sovrintendente della gara, Torello Salinguerra. Ma la lotta, momentaneamente interrotta venne ripresa su iniziativa dei padovani che, alleati con un gruppo di trevigiani, si presentarono ai confini del territorio di Chioggia per riprendere le ostilità, guidati dal capitano Geremia da Peraga, decisi ad ottenere la rivincita ma anche i vantaggi sulle saline.
Ottennero risultati positivi scendendo d’improvviso nei territori di Cavarzere e Cavanella d’Adige, riuscendo anche ad occupare la Torre di Bebe, a Chioggia, che pure era stata difesa strenuamente dai chioggiotti capitanati dal coraggioso Marco Cacamo detto Caco.
Il contrattacco, con l’appoggio di un contingente veneziano, ebbe inizio il 21 ottobre 1214 e fu coronato da una serie di successi.
La compagnia di trevigiani accorsi in aiuto dei padovani venne sconfitta e si procedette al recupero dei castelli, nei quali si erano annidati i nemici, compreso Geremia da Peraga, che cadde nelle mani alleate.
La pace venne siglata il 9 aprile del 1215 e le clausole rivelarono la vera natura della contesa: la restituzione dei territori sottratti alla Repubblica di Venezia e il divieto ai padovani di avvicinarsi alla laguna.
Quindi essere dell’epoca di Marco Caco significa avere circa 800 anni.
Alberta Bellussi
- 1 August 2018
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