Il Panevin… rito veneto antico
Il PANEVIN … rito veneto
Molti ricordi mi legano alle bellissime feste attorno al panevin, ai canti, ai momenti gioviali e perché no, anche all’attesa impaziente della divinazione che dopo l’accensione usciva da quel falò per l’anno nuovo.
Momenti autentici e genuini di un Veneto legato alle tradizioni e alla terra.
Una sorta di rito tra il pagano e il cristiano che in me ha sempre suscitato molto fascino.
La tradizione del Panevin fonda, infatti, le sue radici nel lontano periodo celtico (circa V sec. A.C.) presso l’antico popolo dei Veneti.
Questo falò serviva per evocare il ritorno del sole sulla terra, cioè l’allungarsi delle giornate che inizia dal solstizio d’inverno. Il fuoco serviva per celebrare questo giorno che con il calendario Giuliano coincideva con il 25 dicembre.
Nel Medioevo, con l’evangelizzazione delle campagne venete, il Panevin assunse una connotazione cristiana e fu spostato al giorno dell’Epifania per ricordare i Re Magi che portarono i doni a Gesù Bambino. Secondo la leggenda i falò della campagna veneta furono loro utili per trovare la via di Betlemme essendosi persi.
Al ritorno, racconta sempre la leggenda, non vedendo nessuna luce nella campagna, si persero nuovamente nella pianura Padana andando a morire nel Milanese. Nella notte del 5 gennaio nel Medioevo, come anche oggi, l’occasione del falò forniva al popolo un momento di unione e ritrovo con tutta la comunità cittadina davanti a pinza e brulè aspettando con ansia la divinazione per l’anno nuovo che il fuoco dava.
Una delle principali tradizioni legate al Panevin, infatti, è quella di osservare in che direzione va il fumo; in base a questa, i contadini trevigiani predicevano se il raccolto dell’annata sarebbe stato buono o cattivo. Questo momento è detto dei “pronosteghi” e quelle che appartengono alla mia tradizione sono le seguenti anche se esistono molte altre versioni.
“se le fuische le va a matina, ciol su el saco e va a farina” (cioè se la direzione presa dal fumo e dalle faville è il nord o l’est, prendi il sacco e vai ad elemosinare)
“se le fiusche le va a sera, polenta pien caliera” (se la direzione è ovest o sud, il raccolto sarà buono…quindi la pentola sarà piena di polenta)
Lo scorso anno le fuische andavano a a mattina e quest’anno ci sarà un bella sorpresa che dite.
Alberta Bellussi
- 8 January 2018
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